Gli studi genetici sono indispensabili nelle forme familiari (MEN), dove la MEN1 è di sicuro quella più comune.
L'analisi genetica per l'identificazione della mutazione MEN1 risulta estremamente utile permettendo di individuare i soggetti potenzialmente malati. L'identificazione di portatori (asintomatici) di malattia può invece facilitare la diagnosi precoce e il trattamento della malattia aiutando a ridurre sia la morbilità che la mortalità.
La ricerca delle mutazioni richiede lo studio dell'intera sequenza genica, non esistendo hot spots mutazionali per il gene men1.
Va osservato che non sempre l'analisi mutazionale porta all'identificazione della mutazione in famiglie MEN1, per la presenza di sequenze regolatrici inattivate. Per questo motivo, l'accertamento clinico rimane ad oggi un pre requisito per l'indagine molecolare.
Quando non sia possibile l'esecuzione di una analisi mutazionale, gli individui a rischio (parenti di 1º grado) dovrebbero essere sottoposti ad un'efficiente valutazione biochimica per accertare la presenza di una MEN1 ogni 3 anni dopo il quinto anno di vita.
Per quanto riguarda invece lo screening per pazienti portatori di mutazione, va considerato che la penetranza della malattia aumenta proporzionalmente con l'aumento dell'età. Per tali motivi, questi pazienti devono essere valutati annualmente a partire dall'adolescenza facendo attenzione ai sintomi relativi alla produzione ormonale neoplastica (sindromi ipergastrinemiche e ipoglicemiche). Lo screening comprende la parte biochimica (NSE, cromogranina A, gastrina, PTH, PRL, insulina, C peptide) e la parte di imaging (radiologico e medico-nucleare).